EDITORIALE – Padova, il calo era inevitabile. Ma ora devi superarti

EDITORIALE PADOVA – Ha fatto male il ko di ieri in casa del Renate, che ha ridotto la distanza tra il Padova e il Vicenza, con i biancoscuati che ora si trovano solo a +2 dai berici. Inutile nasconderlo: la squadra di Matteo Andreoletti è in calo.

Non è né pessimismo né catastrofismo, si tratta di realismo. Nelle ultime quattro trasferte sono arrivate tre sconfitte e un pareggio, quello in casa del Vicenza che avrebbe potuto fare svoltare definitivamente la stagione. Senza dimenticare i mezzi passi falsi dei pareggi interni contro Arzignano e Pro Vercelli. E tornando a ieri, il Renate aveva il peggiore attacco di tutto il Girone A, mentre il Padova mai aveva subito più di una rete in una singola partita.

Mettiamo subito in chiaro una cosa: in campo c’è anche l’avversario, e il calcio insegna che non sempre vince il più forte o la squadra che gioca meglio. A volte anche un singolo episodio può essere decisivo.

C’è chi inizia (a ragione) a rivedere i fantasmi di quasi tutti i campionati passati, quando i veneti chiudevano la regular season al secondo posto, spesso sul filo di lana dopo un lungo testa a testa, prima con Perugia e Sudtirol, mentre dodici mesi fa contro il Mantova. Tale timore è più che lecito e condivisibile, ma bisogna partire da un presupposto: in avvio di stagione, chi si aspettava un Padova in grado di lottare per il primo posto? Diciamoci la verità: nessuno. Ma procediamo per gradi.

Lo scorso giugno, dopo la cocente sconfitta all’Euganeo contro il Vicenza ai playoff, tutto l’ambiente aveva il morale sottoterra. E in estate, per il terzo anno consecutivo, non sono stati fatti investimenti in ambito di calciomercato ma le ormai consuete operazioni a zero euro. Va bene confermare i giocatori migliori, così come è stata azzeccata la mossa di non rinnovare Antonio Donnarumma per puntare su Mattia Fortin. Ma se l’obiettivo è il primo posto in classifica, degli investimenti sono necessari. Senza sminuire minimanente l’importante e prezioso valore di questa squadra, che sta dando tutto e che ci sta regalando e facendo vivere delle emozioni bellissime.

Il tutto quando in contemporanea il Vicenza metteva a segno colpi come Claudio Morra, Simone Della Latta, Maxime Leverbe, Loris Zonta e Luca Zamparo, con la chiara intenzione di vincere il campionato. Sin dall’inizio i berici avevano qualcosa in più ed erano maggiormente attrezzati.

L’artefice di questa finora incredibile stagione del Padova porta soprattutto il nome di Matteo Andreoletti, tecnico capace di far rendere al massimo ogni singolo giocatore e di estrapolare il meglio del materiale che aveva. I risultati hanno dato ragione a lui: al termine del girone di andata sono arrivati ben 54 punti, frutto di 16 vittorie e 3 pareggi.

E alla prima giornata del girone di ritorno contro il Caldiero, il Padova si presentava con dieci punti di vantaggio sul Vicenza. Chiaro che tenere un ruolino di marcia come questo dall’inizio alla fine è difficilissimo per qualsiasi squadra del pianeta e, quando non sei né la favorita né la rosa più forte, il calo prima o poi arriva. Per fare esempi più altisonanti, pensiamo alla Juventus dello scorso anno o al Milan della stagione 2020/2021. Non cambia nulla se è Serie A o Serie C.

Nel caso del Padova, come già evidenziato la rosa è sicuramente buona e vanta anche individualità importanti, ma la verità è che non è nemmeno un roster da 54 punti in 19 gare. Il sospetto che la squadra stesse, almeno in parte, ANCHE (carattere maiuscolo non per refuso) overperformando non era infondato. Ma dopo un risultato del genere nessuno si può nascondere sostenendo di essere un outsider. E’ come alzare di molto l’asticella e gli obiettivi a stagione in corso, senza però avere le risorse per farlo.

Proprio per questo motivo, Kirwan e compagni sono chiamati a compiere un vera e propria impresa, superando sé stessi. Perché concludere al primo posto, anche di riffa o di raffa, in una situazione come questa sarebbe una impresa ancora più grande della promozione in B del 2009 e dello spareggio di Firenze del 1995. Davide può battere Golia, Andreoletti e i giocatori possono diventare delle leggende. Bisogna lottare e crederci fino alla fine.

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